01 – Il sentiero della battaglia
Badia Tedalda – Passo di Montelabreve – Poggio Monterano – La Piazzuola – Badia Tedalda
- Partenza e Arrivo:
- Badia Tedalda
- Lunghezza:
- km. 23
- Dislivello totale in salita:
- m. 645
- Quota di partenza:
- m. 698 slm
- Quota minima:
- m.554
- Quota massima:
- m. 1.076 slm
Descrizione
Il crinale a sud di Badia Tedalda, spartiacque tra Valmarecchia e Valle del Metauro, nel giugno 1944 (durante i lavori di costruzione delle fortificazioni della Linea Gotica) fu teatro di un lungo e violento scontro armato tra nazifascisti e partigiani; con questo itinerario in bici è possibile toccare buona parte dei luoghi che furono teatro dell’episodio.
E si conclude percorrendo (in senso opposto) una delle vie di salita impegnate dalle truppe nazifasciste all’alba del 4 giugno 1944, quando - muovendo verso la montagna in due colonne, da Badia Tedalda e da Sestino - tentarono di accerchiare alcuni distaccamenti partigiani della V Brigata Garibaldi “Pesaro”, attivi da diversi giorni in loco con sabotaggi alle opere di costruzione delle fortificazioni.
Il rastrellamento, a cui parteciparono i paracadutisti della 1a Divisione paracadutisti (Fallschirmjäger-Regiment 3), plotoni dell’Einsatzkommando Bürger (un’unità speciale anti-partigiana comandata dal colonnello delle SS Karl-Heinz Bürger), e reparti della RSI, incontrò però l’accanita resistenza dei partigiani, ben appostati sui crinali e sufficientemente armati.
Lo scontro che ne scaturì durò un’intera giornata, al termine della quale i partigiani riuscirono a ripiegare senza gravi perdite e senza che i nazifascisti riuscissero a catturarli o sbandarli.
Dalla piazza di Badia si scende rapidamente su asfalto, seguendo le indicazioni per Monteviale e Stiavola, fino al ponte sul fosso della Val di Brucia (km 1,5).
Qui si svolta a destra (indicazioni per “Monteviale”) e si comincia a salire; fatti 2,4 km su asfalto (circa 250 metri di dislivello in salita), quando siamo ormai in prossimità della frazione, svoltiamo a sinistra per continuare su sterrata. Ancora 1,2 km - ora con scarso dislivello - e siamo al bivio di Poggio la Piazzuola (852 m. slm).
Teniamo a sinistra, appena superata la sbarra che vieta il traffico veicolare, cominciamo a percorrere le bella strada forestale che in 5,6 km, attraversando la Val di Petra, gradualmente ci fa salire fino alla località di Monterano (950 m. slm).
Nel 1944 qui - dove oggi troviamo una sola casa - vi era un nucleo abitato consistente, dove vivevano diverse famiglie (fu sede di uno dei comandi locali tedeschi).
Si continua a salire sulla forestale, ma ancora per poco: mancano solo 1,1 km per giungere al bivio di Monterano, dove guadagniamo il crinale.
A questo punto il percorso in bici prosegue sulla pista principale (segnalata anche come CAI 5); tuttavia qualora si effettuasse una svolta a destra e si procedesse per un poco in direzione di Monte Maggiore dopo poco si troverebbero (prevalentemente a sinistra del sentiero), resti di postazioni che “guardano a sud”, collocate cioè a controllo della strada che sale da Parchiule, dunque a contrastare eventuali movimenti nemici in questa vallata, nella zona delle sorgenti del Metauro.
Ritornando al nostro itinerario, appena 600 metri e siamo a un bivio; trascuriamo la deviazione verso sinistra (che scende verso la località di Risecco) e restiamo a crinale, sulla sterrata principale. Ci troviamo poco sotto Poggio Monterano, e tocchiamo la quota più elevata della nostra escursione; da qui in avanti (e praticamente fino al Passo di Montelabreve) in più punti la segnaletica giallo-blu del Parco Storico facilita l’individuazione di resti delle fortificazioni, che si trovano per lo più sulla nostra sinistra.
Raggiungibili con brevissime deviazioni a piedi, si trovano nei pressi dei punti più elevati del crinale; si tratta per lo più di postazioni di osservazione e di tiro della contraerea. Leggermente più in basso - collegate da trincee - le postazioni di ricovero (sia per ripararsi durante i bombardamenti alleati, sia per i turni di riposo).
In termini di ciclabilità va ancora aggiunto che la strada forestale che si continua a percorre in linea di massima è in buono stato, sebbene non manchi un tratto (peraltro breve) di discesa ripida e con fondo instabile che potrebbe richiedere ai meno esperti di mettere il piede a terra.
Dal bivio per Risecco al Passo di Montelabreve sono 1,7 km (durante i quali si perde circa 180 metri di quota); tuttavia circa 500 metri prima di arrivare al Passo, va ricordata la presenza dell’ultimo segnale giallo-blu del Parco Storico lungo questo crinale di Montano: invita a una deviazione a piedi, sulla sinistra, per raggiungere il vicino poggetto su cui in epoca medievale si trovava il Castello di Montelabreve (di cui rimangono pochi resti), e che nel 1944 fu anch’esso utilizzato dai Tedeschi per approntarvi delle postazioni di osservazione e di tiro.
Nell’area del Passo di Montelabreve - crocevia di strade fin da epoche remote - si trovano due pannelli del Parco Storico della Linea Gotica: uno con indicazioni sulla “battaglia” del 4 giugno 1944 tra nazifascisti e partigiani, l’altro con approfondimenti sulla vicenda di un aviere che, abbattuto dalla contraerea tedesca, riuscì a mettervi in salvo attraversando le linee nemiche proprio in questo punto. Il pilota in questione - Hinton Brown - era un aviere sudafricano, in forza al primo squadrone della South Africa Air Force.
A bordo del suo Spitfire, il 3 luglio del 1944 Brown fu colpito dalla contraerea germanica attestata sui crinali della Linea Gotica mentre rientrava nella base di Orvieto.
Lanciatosi con il paracadute, atterrò in aperta campagna, attorno a S. Agata Feltria, in una zona presidiata dai nazifascisti. Contadini e partigiani del posto però lo soccorsero (nel toccare terra si era infortunato a una caviglia) e lo condussero al sicuro nella frazione di Monteriolo.
Da qui Brown iniziò un cammino - durato un mese - che lo portò ad attraversare avventurosamente la Linea Gotica e infine a ricongiungersi con i commilitoni dalle parti di Anghiari. Grazie alle sue improvvisate guide locali, riuscì infatti sia a trovare ospitalità (in casolari e canoniche), sia a “fare strada” evitando nemici e spie.
L’itinerario - ricostruito a partire dal suo diario - toccò Donicilio, Tavolicci, Pereto, Castelpriore, Fragheto, Casteldelci, l'Alpe della Luna, Spinella, Val di Canale, Montagna. Fino al Tevere. Nella parte finale - quella più difficile dovendo passare attraverso le linee nemiche - Brown sfruttò il sentiero conosciuto come Via dei contrabbandieri (nella prima parte in comune a un tracciato medievale, la Via Romea) per salire allo Sbocco del Bucine. A tale valico egli arrivò toccando il Passo di Montelabreve, Gorgascura, Case Pianeri (dove sostò un paio di giorni) e il Colle delle Quarantelle.
Oltre lo Sbocco del Bucine, la discesa verso i poderi di Val di Canale e del Condotto (dove pure rimase altri giorni). E poi ancora giù, fino al Tevere, guadato il quale vi era la salvezza, ossia il territorio già controllato dagli Alleati.
Si tratta - è bene ricordarlo - di un itinerario che rappresentò in quei mesi estivi del 1944 il sentiero della libertà non solo per il pilota sudafricano e altri commilitoni in fuga dai nazifascisti, ma anche per la popolazione civile di Badia Tedalda ed aree limitrofe; piuttosto che piegarsi al volere dei Tedeschi (che in quei giorni imponevano lo sfollamento coatto verso nord), in molti preferirono affrontare i pericoli di questo “viaggio”, sfruttando le ore notturne per attraversare i punti più difficili, dove si trovavano gli approntamenti difensivi della Linea Gotica.
Una volta sfociati al Passo di Montelabreve (920 m. slm), svoltiamo a sinistra per cominciare la discesa sulla Strada della Luna: i primi 2 km sono ancora su carrareccia dal fondo sdrucciolevole, da affrontare con un po’ di cautela. Poi si ritrova l’asfalto e - sempre in discesa - con altri 1,6 km siamo al bivio per la frazione di Stiavola. Trascuriamo tale deviazione a destra per continuare sulla strada principale; ancora 2 km e si sfocia sulla Strada Comunale di Pian di Botta; qui svoltiamo decisamente a sinistra, seguendo le indicazioni per Badia Tedalda.
Siamo ormai a fondovalle; un tratto pianeggiante di 1,7 km ci riporta - dopo esserci imbattuti nella bella Cascata del Presalino - al bivio per Monteviale; qui teniamo a destra e percorriamo l’ultimo ripido chilometro (già percorso all’andata in senso opposto) per ritrovarci in piazza, a Badia Tedalda.